Termini – Tiburtina
Roma, 2017
Questa analisi fotografica percorre il terreno di scontro tra la ferrovia e la città. Lo spazio liminare, che circonda come un’aura le stazioni, è un luogo fecondo di conflitti che producono criticità difficilmente risolvibili ma anche straordinarie ibridazioni, espressione della pluralità e ricchezza delle metropoli. Le stazioni di Roma Termini e di Roma Tiburtina, caso singolare per grandezza e vicinanza, sviluppano, attraverso il loro posizionamento nella città, un racconto autonomo e alternativo, ricco di sfumature e di diverse relazioni spaziali. La stazione Tiburtina, particolare e per certi versi incompleta stazione a ponte, si relaziona con le contigue porzioni di città a modesta densità edilizia da una parte e con gli sfilacciati spazi ibridi in bilico tra città e campagna dall’altra, contesti che non aiutano a definirne chiaramente il ruolo urbano. Il complesso della stazione Termini, invece, attraverso il sofisticato dialogo che le architetture di Angiolo Mazzoni intessono con le preesistenze archeologiche e con la regolare griglia urbana dell’Esquilino, ha ormai raggiunto una forma stabile e per certi versi storicizzata.